24.2.06

La Costituzione stravolta e le termiti del revisionismo

di Severino Galante
da "La Rinascita della Sinistra" del 24 dicembre 2004

Il Presidente della Repubblica ha rinviato alle Camere «per palese incostituzionalità» la controriforma della giustizia imposta dalla maggioranza di destra. "Palese": cioè evidente a chiunque, anche a chi l’ha imposta non dunque perché sbagliava, bensì perseguendo il preciso disegno di smantellare la vigente Costituzione. Che autore di questo disegno eversivo sia il governo stesso, è un’enormità politica e giuridica che dovrebbe risultare, essa pure, "palese" richiamando alla mente di tutti le "remote caligini" della storia d’Italia, quando "i fantasmi della vergogna" stavano edificando il regime fascista. Questa diffusa consapevolezza, invece, non matura. Eppure, le assonanze con quegli anni sono molteplici. Lo squadrismo s’insinua sempre più nella vita quotidiana: non è soltanto il recente clamoroso caso dell'Università di Roma, bensì i molteplici episodi che passano sotto silenzio stampa (come la selvaggia aggressione subita qualche giorno fa da un nostro giovane compagno) che fanno del fascismo muscolare quasi un fenomeno ordinario: sicché chi lo denuncia con un’interrogazione parlamentare ha la sorpresa di vedersela bloccare per giorni dalla Presidenza della Camera.

Quella Camera dove intanto la peste verde del leghismo trasforma ripetutamente l’Aula in una riedizione del mussoliniano "bivacco di manipoli", mentre da più parti vi si alimenta un clima da stadio, con canee che degradano l’immagine (oltre che la sostanza: cioè la centralità della funzione legislativa) del Parlamento: sicché è dal suo stesso interno che l’antiparlamentarismo penetra nei gangli più delicati degli assetti costituzionali, corrompendoli. Così la Costituzione subisce: continue aggressioni, ne può essere diversamente finché vige l’anomalia di fatto che ne mina le radici: un presidente del Consiglio che assomma nella propria persona tutti i poteri di cui il costituzionalismo liberale esige invece la divisione: esecutivo, legislativo, mediatico, economico, finanziario; e che intende piegare a sé anche quello giudiziario. Neppure al culmine della propria parabola politica Mussolini ha concentrato nelle proprie mani tanto potere quanto Berlusconi.

Perché di fronte a processi istituzionali di tanta gravità per gli assetti democratici, le reazioni restano ancora limitate, al di sotto del livello di mobilitazione che negli ultimi anni la società italiana ha prodotto in altri campi ? Una delle cause di fondo sta nel fatto che il revisionismo della storia del ‘900 è riuscito a spezzare o a adulterare la memoria collettiva del nostro popolo, confondendo i diversi soggetti e le diverse responsabilità storiche, inoculando i veleni dell’indifferentismo e della colpevolizzazione nell’opinione pubblica democratica e di sinistra fino a farne senso comune. Non parlo del revisionismo degli studiosi autentici (che è l’essenza del mestiere dello storico), ma del revisionismo con fini di utilità politica, quando non soltanto di guadagno personale: il revisionismo degli stenterelli, di cui si possono citare come eroi eponimi sulla stampa i Mieli, in televisione i Vespa, nell’editoria i Pansa (per non dire dei Bertinotti in politica, e dei Pera nelle istituzioni)... Piccole figure, in fondo, ma autentiche termiti del revisionismo che hanno roso in profondità l’ethos antifascista e costituzionale senza il quale l’assetto democratico non può reggersi a lungo. La loro opera comune ha prodotto danni enormi, sicché capita alla nostra generazione di vedere avverarsi dopo cinquant’anni la previsione di Calamandrei; “sono tornati da remote caligini i fantasmi della vergogna [...] chiederanno la parola Avremo tanto da imparare [...] Apprenderemo da fonte diretta la storia vista dalla parte dei carnefici”. Non bastano le opere pur pregevoli di singoli intellettuali democratici ad invertire queste tendenze. Fino a quando il mondo della cultura democratica non si organizzerà per reagire, contestandole sistematicamente articolo per articolo, libro per libro, trasmissione per trasmissione, tesi per tesi, le termiti del revisionismo continueranno diligentemente a fare il loro ben retribuito mestiere, divulgando la storia "vista dalla parte dei carnefici": quelli di ieri e quelli, non sempre soltanto metaforici, di oggi, aventi per vittima predestinata la democrazia costituzionale.

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