5.3.06

Lo strano viaggio del presidente a Cefalonia

(tratto da: http://web.tiscali.it/trotzkij/ciampi.htm)

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Così iniziò l'avventura italiana in Grecia, per celebrare il 18esimo anniversario dalla italianissima marcia su Roma delle camicie nere. Il carteggio tra i due leader del fascismo europeo continua due giorni dopo...

Il 20 Novembre 1940 Hitler invia una lettera di fuoco a Mussolini; fra l'altro scrive "Lo stato delle cose cosi' creatosi ha conseguenze psicologiche gravissime. Le conseguenze militari di questa situazione sono, Duce, molto gravi". Comunque in fondo gli promette aiuti, a una condizione "vorrei in primavera, al massimo a maggio, riavere le mie forze armate".

[...]

Le truppe scelte greche, gli Euzones, inchiodano gli italiani in una logorante guerra di posizione incrudelita dall'arrivo di un gelido inverno. Il maltempo imperversa, i piani d'attacco italiani sono stesi con faciloneria, manca l'equipaggiamento, le munizioni scarseggiano e le truppe italiane combattono con la divisa estiva, quella invernale non era prevista data la certezza "matematica" delle brevissima durata dell'offensiva (15 giorni).

La campagna in Grecia, che si dimostrò poi catastrofica per l'Italia doveva secondo i piani (di chi?) concludersi dopo appena 15 giorni con la vittoria (puntando a un fantomatico esercito clandestino a favore (!?) dell'invasione

[...]

Il 18 novembre 1940, quando le cose già andavano male, la spedizione in Grecia marciava indietro verso un disastro e il momento era già cupo, Mussolini alla radio ridimensiona il contrattacco dei greci e smentisce Radio Londra che la divisione Alpina Julia era stata polverizzata, e incoraggia con una frase che resterà anacronisticamente famosa:

"C'è qualcuno fra di voi camerati, che ricorda l'inedito discorso di Eboli pronunciato nel luglio del 1935 prima della guerra etiopica? Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia".

Il 3 dicembre dello stesso 1940, i Greci (per altro governati da fascisti non dissimili da quelli italiani) sfondarono le stesse difese italiane invadendo parte dell'Italica Albania. Questa la situazione delle truppe imperiali, delle terribili armate italiane.

Mussolini deve ammettere nel suo carteggio riservato "si sente spesso ripetere che sarebbe da preferirsi un sollecito intervento dell'alleato, anche se da ciò dovesse conseguire una ulteriore scossa al nostro prestigio".

Lo sperato intervento dell'alleato non si fa attendere, il 20 aprile 1941 la Germania entra in Grecia, il 27 la svastica già troneggia sul Partenone. Lo spostamento verso sud delle forze armate tedesche costerà forse la guerra alla Germania...

Saltiamo a piè pari al dopo Mussolini. Mussolini abbandonato dal re che gli aveva promesso "sarò sempre al suo fianco", viene arrestato il 25 luglio del 1943. L'8 settembre 1943 alle 9 di mattina Vittorio Emanuele III manda questo messaggio tramite l'ambasciatore tedesco RUDOLF RAHN ad Hitler "Dica al Fuerher che l'Italia non capitolerà mai, è legata alla Germania per la vita e per la morte".

Alle ore 17.30 dello stesso giorno Radio Algeri trasmette il testo della capitolazione dell'Italia. (Poi dicono i Savoia...)

Sull'Italia scendono le truppe Germaniche e i corpi speciali altoatesini di Hofer. Alle 2 di notte già le prime divisioni di confine cedono e i superstiti delle divisioni di ripiego dalla Russia a Merano alle 3 di notte del 9 settembre sono già nei blindati verso i campi di lavoro in Germania. Badoglio non indica per radio che i tedeschi sarebbero divenuti nuovi nemici ma parla genericamente di nostre truppe che "...però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza". Il re è già a Pescara alle 7 di mattina del nove settembre, a meno di 24 ore dalla promessa all'ambasciatore tedesco...

Alla stessa ora, il comando congiunto delle forze italiane in Grecia non ha alcuna indicazione dall'Italia sul da farsi. Si arrendono dopo una dichiarazione di non resa ai tedeschi, (alleati "per la vita e per la morte" solo 24 ore prima) i quali per sicurezza li trattano come entrambi trattavano i Greci 24 ore prima, li passano tutti e 5512 per le armi. Dei 15000 soldati italiani delle piccole isole circostanti solo 1500 rimangono in vita. Il diritto di guerra dà ragione ai tedeschi perché applica la convenzione di Ginevra ai soli prigionieri di guerra e non ai "disertori", ma come potete ben capire queste son nequizie.

Il Re, occupato a trasportare mobili e quadri, dimentica questi corpi e non manda loro 2 fregate di stanza a Brindisi per andare a recuperali, forse perché gli servirebbero di scorta nel caso in cui le cose si mettessero male e fosse necessaria una fuga via mare. (e poi dicono i Savoia...)

Il 9 settembre alle ore 12 Kesserling accetta la resa di Roma. Nella fuga il Re dimentica anche di aver lasciato il principino Vittorio Emanuele, figlio di Umberto (si, è il più vecchio tra i cialtroni che dovrebbero rientrare) in Valle D'Aosta... (e poi ridicono i Savoia...)

Ma ritorniamo ai giorni nostri e leggiamo Giorgio Battistini su Repubblica del 2 marzo 2001:

"CEFALONIA - In diecimila decisero di non arrendersi. E di combattere. E di morire. Restando fedeli al giuramento alla Patria. Che col loro sacrificio tornava a nascere. Quei poveri soldati massacrati dai nazisti ("in violazione di tutte le leggi della guerra e dell'umanità") nel settembre del '43 in quest'isoletta greca abbracciata a Itaca, scrissero in realtà il "primo atto della Resistenza, di un'Italia libera dal fascismo"."

Ma vediamo cosa dicono i reduci:

"Aerei, elicottero, navi. Fossero arrivati allora". Luigi Baldassari, classe 1916, è tornato qui dalla Valsugana. "Abbiamo deciso di resistere, di non consegnare le armi ai tedeschi, soprattutto perché, di quelli là, non ci fidavamo. E poi il governo che era in esilio a Brindisi aveva detto: resistete. Gli ufficiali, soprattutto quelli di grado più basso, ci dicevano: bisogna fare qualcosa, dobbiamo guadagnarci dei meriti. Se combattiamo contro i tedeschi, gli Alleati arriveranno a darci una mano, e così potremo tornare a casa presto. Ma siamo stati fregati. Il Re? Non sapevamo nemmeno che fosse scappato, in quei giorni. Eravamo stanchi della guerra, ma non volevamo fare la figura dei vigliacchi di fronte ai tedeschi. Così, in una sola notte, tutti noi soldati abbiamo detto agli ufficiali: non ci arrendiamo".

All'anima della resistenza! Questi giovani militari dell'esercito imperiale d'Italia non avevano scelte. Se si arrendevano (e si arresero) finivano fucilati e se resistevano (e per un pò resistettero) finivano bombardati. Sapendo come i tedeschi (fino a 24 ore prima alleati alla morte) massacravano al loro fianco i partigiani Greci e Albanesi, preferirono tentar di resistere aspettando qualche nave per scappare. Tutto qui. Truppe coloniali allo sbaraglio, carne da cannone dell'impero in attesa di fuga.

Vediamo ancora:

Amos Pampaloni, l'uomo che per primo ordinò il fuoco della sua batteria contro tre zatteroni tedeschi che portavano carri armati e uomini in rinforzo alla Wehrmacht (in sfregio alla tregua concordata) anche oggi ha idee precise. "Non ci sarebbe stato il massacro se il Re, invece di scappare, avesse dichiarato subito la guerra alla Germania. In quel momento, sull'isola, c'erano 11.500 italiani e 3.000 tedeschi. E invece no, siamo rimasti lì ad aspettare, e intanto la Wehrmacht organizzava la sua aviazione. Le scuse della Germania per il massacro? A cosa servono, ormai. Diamoci da fare, invece, per fermare le quaranta guerre che anche oggi si possono contare nel mondo".

Vi ho tediati? Pazienza, questa mail dura pur sempre meno di SanScemo...

Ma passiamo adesso alla chicca... Chi accompagnava il simpatico presidente in quest'ultima opera di revisione storica che trasforma la resistenza in lotta patriottarda e cancella la sua primogenitura comunista per regalarla ai soldatini spaventati? Tale presidente della commissione esteri Mirko Tremaglia.

Facendo appello alla nostra poca memoria ricordiamo i viaggi recenti del presidente ex tenente in Albania, Carlo Azeglio Ciampi:

El Alamein in Egitto (Già Gianchediciata)

Tambov in Russia (mi sembra anche questa),

a Sant'Anna di Stazzema in Toscana,

Trieste con la risiera di san Sabba e le foibe,

Piombino.

Luoghi per una opera di profonda ricostruzione storica per chi non sa della resistenza che quello che dicono i nostri miserabili libri di testo. A questi viaggi partecipa l'uomo eletto da maggioranza e opposizione a capo della Commissione Esteri, il camerata Mirko Tremaglia.

Chi è Mirko Tremaglia?

Mirko Tremaglia come ci insegnano le cronache recenti è un ex-Allievo Ufficiale della Scuola di Modena della Guardia Nazionale Repubblicana nella R.S.I. E' insomma un ragazzo di Salò come amano chiamarli oggi i revisionisti storici. Il camerata Mirko si occupa di "estero" e di storia da sempre. Spinge i suoi camerati a scrivere (è il caso di Tullio Maffei) libri revisionistici sull'epoca sua (titolo avanguardista "Impeto" ed. Nuovo Fronte 1992). E' l'ispiratore di un progetto di legge (15 maggio 1996) per il ripristino delle onoreficenze ai valorosi combattenti e volontari fascisti nella guerra di Spagna (è giusto ricordarlo per i più giovani, vennero inviate truppe fasciste a sedare in Spagna una democrazia elettiva). Il camerata Mirko è anche ispiratore di un progetto di legge (n.909) per il ripristino del conteggio delle carriere dei miliziani della repubblica sociale italiana. E' insomma un fascista.

Ma un fascista intelligente, che cerca con lavorìo di sottosuolo di ripristinare non solo vantaggi economici per camerati ma pure una solida base materiale di revisione storica. Ecco il senso di altri progetti di legge, tendenti alla italianizzazione della Dalmazia o (e arriviamo al tema) alla istituzione della onoreficenza dell'Ordine dei Cavalieri della Patria, da darsi a chi a Nord e a Sud (RSI e CLN) si sia pregiato di valevoli servigi a chissà quale Patria (progetto di legge n.904 del 1996). Ed eccolo il tema caro ai revisionisti storici, eliminare le differenze tra partigiani e patrioti, poi tra patrioti e camerati, tra partigiani e camerati alfine. Riunire quest'Italia nel nome della storia negata, affondare comunismo e resistenza e su questo piedistallo erigere fantasie revisionistiche.

Il camerata Mirko per far valere le sue idee crea una agenzia di stampa (imperdibile al sito www.grtv.it ), crea un'organizzazione internazionale tricolore (il comitato tricolore per gli italiani nel mondo con sedi in tutto il mondo e tutte con tricolore a sfondo nero dalla sigla CTIM) dal quale poi fa emergere una struttura parallela e finanziata (9 miliardi in un anno) da Dini, il consiglio generale per gli italiani all'estero, il cui simbolo è una specie di celtica tricolore stilizzata. Nel CGIE (inutile negare che anche le sigle si assomigliano) lo stesso Tremaglia è unico parlamentare italiano presente nel consiglio di amministrazione e qui si è detto quasi tutto. Tremaglia fa istituire dopo lunghe battaglie la circoscrizione "estero" il 18/10/2000 per il voto degli "italiani nel mondo".

Questo gentile signore vola a Cefalonia per ricordare la resistenza lì iniziata? Mai e poi mai!, lui va lì a suggellare la sua storia. Nelle interviste alla sua agenzia dice "Se non vi fosse stata la RSI, Hitler ci avrebbe fatto fare la fine della Polonia. Ecco perché noi ritenemmo, tutti quanti, la Repubblica Sociale come Repubblica necessaria per evitare, per impedire quello che Hitler ha fatto in Cefalonia, quello che Hitler ha fatto in Polonia. Questi sono i sentimenti spontanei di una giornata di alta tensione morale, grande commozione e di esaltazione per il sacrificio dei nostri soldati in Cefalonia nel nome della Patria."

E vediamo le continuità presidenziali....

"(GRTV) Nel giorno della ripresa del dibattito sul voto al Senato, il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha ricevuto l'On. Mirko Tremaglia nella sua veste di Presidente del Comitato parlamentare degli Italiani nel mondo. "Mi corre l'obbligo di ringraziare il Presidente per la sua cordialità e per il suo impegno, già consacrato nel primo messaggio da lui inviato agli italiani nel momento del suo giuramento quando ha esaltato, giustamente gli italiani nel mondo, affinché possano esercitare il loro diritto di voto per le prossime elezioni politiche", ha affermato Tremaglia al termine del colloquio. "

Sui buoni rapporti è inutile dilungarsi, l'ex ragazzo di salò è utile a tutti i gruppi parlamentari (escluse ovviamente le minoranze comuniste e verdi) per dimenticarsi del ruolo storico della resistenza rivoluzionaria...

E che l'opera di interramento della verità continui....

[grtv] SCUSI, onorevole Mirko Tremaglia, che cosa ci fa un ragazzo di Salò sull'aereo dei reduci di Cefalonia? Lei non stava dall'altra parte?

"In effetti è la prima volta che vengo a Cefalonia. Ma non creda che io abbia cambiato idea sul passato. E' che riconosco nei ragazzi che hanno combattuto i tedeschi su questa isola lo stesso slancio patriottico che portò me e i miei amici a Salò. E mi pare che le parole del presidente Ciampi legittimino questo mio sentimento".

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