12.2.07

Diari di Mussolini: un'altra patacca della banda Dell'Utri-Berlusconi-Fini

Annuncio di Dell'Utri: ecco i diari di Mussolini
Il senatore di Forza Italia: li ho trovati a Bellinzona. Leggendoli mi sono commosso
La cautela degli storici


MILANO — Nel giorno in cui il comune di Giulino di Mezzegra si divide se intitolare o meno la sua piazza a quel «28 aprile 1945», giorno in cui Benito Mussolini lì fu scoperto e ucciso dai partigiani, viene alla luce parte di quanto il duce portava con sé in quel suo ultimo viaggio verso la Svizzera. In una valigetta, presa da uno dei partigiani che catturarono il duce, non c'era l'«oro di Dongo» bensì cinque diari sui quali il capo del fascismo annotava quotidianamente le sue riflessioni. Hanno visto questi cinque diari il senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri e l'onorevole Alessandra Mussolini. L'uno in veste di bibliofilo, l'altra come nipote del duce.
«Nella scorsa estate sono stato chiamato a Bellinzona da un notaio, e lì ho visto i cinque diari di Mussolini», racconta Dell'Utri. «Si tratta di cinque agende giornaliere, annotate quotidianamente, che vanno dal 1935 al 1939. Sono le agende della Croce Rossa dell'epoca. Le ho sfogliate e lette per qualche ora, e ho provato una grandissima commozione».
Dell'Utri ricostruisce la storia di questi diari. «Erano conservati in casa di una persona da poco deceduta. Era un partigiano che arrestò Mussolini e si impossessò di parte del materiale che il duce portava con sé. È un personaggio conosciuto, e non faccio il nome», continua. «Le agende erano nella valigia. Forse ce n'erano anche altre, che sono sparite. Queste sono in Svizzera da un notaio perché i due figli di chi le possedeva abitano qui, e credo che lo stesso possessore divenne cittadino svizzero alcuni anni dopo il 1945».
Dell'Utri non ha dubbi sull'autenticità. «Sono in ottimo stato di conservazione. C'è una perizia che attesta la loro autenticità. La grafia di Mussolini, inoltre, è chiara e riconoscibile, anche se nei diari è un po' frettolosa. Gli appunti sono quotidiani sino al dicembre del '39, alla vigilia dell'invasione tedesca della Polonia. Ora — prosegue — ci sono alcuni problemi con gli eredi, ma presto questi diari saranno ceduti e pubblicati. Il notaio è in contatto sia con case editrici di lingua tedesca che con una italiana».
Passiamo ai contenuti. Ci sono sorprese? «Sì», risponde.
Sui rapporti con Hitler e Churchill?
«Non so, su questo non ho letto nulla. Ma ho letto e annotato solo qualche pagina in poche ore». Sorprese su cosa, allora? «Di certo i diari chiariscono ulteriormente la volontà del duce di evitare la guerra. Il suo atteggiamento di fronte la guerra, fino al '39, è negativo: scrive chiaramente che non la vuole». Poi? «Racconta di personaggi con tanto di nomi e cognomi e ci sono giudizi sorprendenti sui alcuni gerarchi fascisti. Giudizi negativi». Nel complesso «le riflessioni del duce appaiono di estrema importanza».
Conferma tutto Alessandra Mussolini. «Abbiamo visto le cinque agende insieme e non ho dubbi sull'autenticità. Da questi diari emergono tutti i tentativi fatti dal nonno per evitare la guerra. Inoltre intuiva che intorno a lui il regime stava franando. Sono documenti importanti perché consentiranno di interpretare la figura di Mussolini con maggiore obiettività».
Dell'Utri, a margine di un convegno a Udine organizzato dai Circoli del Buon Governo, ha rivelato anche un appunto del diario. È del 10 febbraio 1939, giorno della morte di Pio XI, e riguarda il possibile successore. «È stato un papa straordinario, devo ammetterlo. Non posso prevedere chi sarà il nuovo papa, ma spero in un Pastor Angelicus». Quel giorno Mussolini, oltre al commento sulla morte di papa Ratti e sui patti Lateranensi, annotò anche qualche riflessione personale. «Il Duce è il Duce e ha imparato ad essere invulnerabile e ineccepibile. Il Duce sta su un alto piedistallo e nessuno lo può criticare. Ma quando scende dal piedistallo è uno come tutti gli altri. Razzola come tutti gli altri, nel modo più semplice e umano».
Non è la prima volta che emergono diari di Mussolini. «Diversi anni fa — racconta lo storico inglese Denis Mac Smith, che non esclude la possibilità che questi siano autentici — un contadino mi contattò per mostrarmi dei diari del duce. Li studiai tutta una notte e devo dire che potevano anche essere autentici, ma non li trovai affatto interessanti». Possibilista sull'autenticità è lo storico della Resistenza Claudio Pavone; più scettico Giovanni Sabbatucci, che con disincanto ricorda: «Ne sono usciti tanti di diari di Mussolini e quasi tutti si sono rivelati falsi».
Pierluigi Panza
Corriere.it, 11 febbraio 2007


I testi trovati in Svizzera furono scritti su agende della Croce Rossa, come quelli comparsi nel 1994
Veri o falsi? È giallo sui diari del duce
Storici divisi. Sabbatucci: inspiegabile il lungo silenzio. Perfetti: Mussolini li scrisse davvero

Nel secondo dopoguerra, con una cadenza decennale, spunta qualcuno che dice di avere i veri diari di Mussolini. Avvenne nel 1957, con i «falsi» costruiti molto abilmente da Amalia e Rosa Panvini e venduti alla Mondadori; nel 1967, quando i diari annotati su agende della Croce Rossa, proprio come quelle di cui ha parlato l'altro ieri il senatore Marcello Dell'Utri, furono offerti da emissari londinesi ad Angelo Rizzoli; avvenne alla metà degli anni Ottanta quando spuntò anche il falso diario di Hitler; infine nel 1994, quando il «Sunday Telegraph» anticipò alcuni brani di Mussolini, scritti sempre su agende della Croce Rossa, riguardanti gli stessi anni dei diari depositati secondo Dell'Utri dal figlio di un partigiano presso un notaio di Bellinzona, in Svizzera: 1935-1939. Questa ripetitività dovrebbe rafforzare lo scetticismo, invece nella comunità degli storici accanto ai dubbiosi c'è un nutrito gruppo di «speranzosi», di esperti cioè convinti dell'esistenza dei diari di Mussolini e del fatto che prima o poi verranno fuori. La posizione degli scettici è ben rappresentata da Giovanni Sabbatucci, il quale si chiede perché mai «documenti così importanti dovevano restare per più di sessant'anni, dalla fucilazione di Mussolini a Giulino di Mezzegra, nell'aprile 1945, nascosti. Nei passi del diario trapelati si parla di un duce critico verso i tedeschi nel 1939, quasi pacifista, dei suoi giudizi molto positivi su Pio XI, nel giorno della scomparsa del papa, dei suoi attacchi ai gerarchi. Questi ultimi due elementi ci possono stare, quanto al primo mi vien da osservare: ma andiamo, aveva da poco firmato il Patto d'acciaio. Questi diari devono essere stati scritti da qualcuno che ha un chiaro intento apologetico». Lo storico Eugenio Di Rienzo osserva invece che se si tratta di un falso, come tutti i falsi è basato su qualcosa di vero: «la riottosità a entrare in guerra era molto diffusa in tutta la nomenklatura fascista». Altra ipotesi, per Di Rienzo, è l'autenticità: «testi scritti da Mussolini a scopo difensivo, da utilizzare in vista di un eventuale processo». Secondo Francesco Perfetti, direttore della rivista «Nuova Storia Contemporanea», bisogna fare tre considerazioni. «La prima — dice lo studioso — è che siamo certi dell'esistenza dei Diari di Mussolini. Ne esistono prove dirette, come una pagina regalata al caporedattore del Popolo d'Italia, Giorgio Pini, o un'altra al figlio Romano riguardante il giorno della sua nascita, o i cenni contenuti nei colloqui con il giornalista tedesco Emil Ludwig. Ecco la seconda considerazione: il fatto che si parli soltanto di cinque agende rende più plausibile la circostanza. Non ci troviamo, come in casi precedenti, davanti a materiale riguardante tutti gli anni al potere.
La terza osservazione concerne i brani trapelati dai diari: la presa di distanza dai tedeschi nel 1939 non mi meraviglia affatto, tutta l'Italia quell'anno era contraria alla guerra. Così mi appaiono logici il giudizio positivo su Pio XI e la critica dei gerarchi, a cominciare da Achille Starace, vera macchietta del regime». È evidente, conclude Perfetti, che dietro tutta questa vicenda, «c'è il tentativo da parte di qualcuno di monetizzare, di fare l'affare. Ma mi chiedo se i proventi delle vendite di un simile diario, ammesso che sia autentico, possano mai compensare i costi delle perizie. Non soltanto quella calligrafica, che in questi casi è sempre la meno attendibile, ma quelle sui materiali e sui fatti citati nei diari». La vicenda dei diari, secondo un altro storico, Paolo Simoncelli, biografo di De Felice e suo collaboratore, è strettamente intrecciata con quella di un'altra «araba fenice» della storiografia contemporanea: il carteggio Churchill-Mussolini. «Sono convinto — afferma Simoncelli — che a Giulino di Mezzegra Mussolini fu fucilato due volte. Una prima volta dagli inglesi, che gli sottrassero il compromettente carteggio con Churchill, una seconda volta, ormai morto, dai partigiani. Ho motivo di ritenere che Churchill avesse chiesto a Mussolini di entrare nella guerra che nel 1940 sembrava vinta dai nazisti per farlo sedere al tavolo della pace e, in cambio di concessioni coloniali, convincere l'alleato a un comportamento ragionevole. Non so se quelli di cui parla Dell'Utri siano autentici, ma è possibile che copia dei diari di Mussolini così come una copia del carteggio con Churchill sia ancora da qualche parte. Lancio due ipotesi alle quali stavo lavorando con De Felice: Mussolini affidò copia delle sue carte segrete al ministro Carlo Alberto Biggini, il quale poi le consegnò a padre Agostino Gemelli, che le avrebbe messe al sicuro in Vaticano. L'altra pista è che alcune carte di Mussolini consegnate all'ambasciatore del Giappone presso la Rsi, Hidaka, si siano fermate in Svizzera».
Dino Messina
12 febbraio 2007

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