11.9.07

Estremismo islamico usa e getta

di Severino Galante*
AprileOnLine.info, 10 settembre 2007

L'interrogazione In una intervista pubblicata nell'ultimo numero del periodico Limes, Nino Arconte, ex agente della struttura segreta denominata "Gladio", ha rivelato il proprio coinvolgimento in alcune operazioni, condotte nel Maghreb alla metà degli anni '80 dall'intelligence militare italiana



Il sesto anniversario dell'attentato alle "Torri gemelle" di New York, amplificato presso l'opinione pubblica mondiale dalla concomitanza con l'uscita dell'ennesimo video di Osama bin Laden, ha rimesso al centro dell'attenzione l'estremismo di matrice integralista islamica. A questo si aggiunge, ultimo di una escalation di attentati in Algeria, l'attacco suicida dell'altro ieri, che ha provocato 30 morti e che è stato rivendicato dai un gruppo autonominatosi "Organizzazione di al Queida nel Maghreb islamico".

Il terrorismo di matrice integralista islamica ed il presunto "scontro di civiltà", cui viene collegato, sono stati utilizzati dagli Usa e dai loro alleati come giustificazione della strategia tristemente conosciuta come "guerra preventiva", che ha prodotto due guerre devastanti per il diritto internazionale, la stabilità mondiale e soprattutto per le popolazioni coinvolte, nonostante che uno degli stati invasi dagli Usa, l'Iraq, fosse retto da un regime laico e senza legami con l'integralismo islamico. E', quindi, di estremo interesse, non solo sul piano storico, ma soprattutto su quello politico comprendere quali siano state le cause che abbiano contribuito a produrre l'integralismo islamico e quali forze, a livello internazionale, ne abbiano sostenuto lo sviluppo anche in senso terroristico.

In una intervista pubblicata nell'ultimo numero del periodico Limes, Nino Arconte, ex agente della struttura segreta denominata "Gladio", ha rivelato il proprio coinvolgimento in alcune operazioni, condotte nel Maghreb alla metà degli anni '80 dall'intelligence militare italiana. Nella suddetta intervista viene descritta l'operazione denominata Akhbar Maghreb, intesa a destabilizzare i regimi dell'area malvisti dal governo italiano e, in particolare, a cacciare l'allora presidente della Tunisia, Bourghiba. Tale obiettivo sarebbe stato perseguito attraverso l'organizzazione di movimenti di ispirazione islamica in tutto il Maghreb, inclusa la Libia, in collaborazione anche con agenti sciiti iraniani. Per raggiungere tale scopo, l'organizzazione "Gladio" allestì almeno venti campi d'addestramento e preparò lo scoppio in Tunisia della cosiddetta "guerra del pane". Si produsse, dunque, una guerra civile con scontri sanguinosi, durante i quali Gladio perse sette agenti, e che, alla fine, condussero alla cacciata di Bourghiba.
Dopo la rivolta, i militanti islamici di Akhbar Maghreb, sempre secondo il racconto di Arconte, abbandonati da chi li aveva organizzati ed emarginati dal nuovo governo, succeduto a quello del presidente Bourghiba, confluirono nel Fis e nel Gruppo islamico armato (Gia) algerini.
Sulla base di queste informazioni ho rivolto al Ministro della Difesa, Parisi, e al Ministro degli Esteri, D'Alema, una interrogazione parlamentare per sapere se corrisponde a verità che strutture dei servizi segreti italiani abbiano operato negli anni '80 per destabilizzare i regimi del Maghreb ed in particolare abbiano preparato o contribuito a preparare il golpe contro Bourghiba. Più precisamente, sarebbe interessante sapere se corrisponda a verità che i servizi segreti italiani abbiano allestito diversi campi d'addestramento per la preparazione al combattimento di gruppi di impronta islamica, mobilitando questo settore politico contro i governi laici in carica, contrari all'applicazione della Sharia'a alla vita civile, e preparando così il terreno alla successiva esplosione dell'estremismo islamico nel mondo arabo. Infine, vorrei sapere se le operazioni e le scelte dei servizi segreti italiani, relative a quali gruppi politici favorire nell'area maghrebina, avvenissero in accordo ed in collegamento con gli Usa, come accenna lo stesso Arconte. Del resto, in Afghanistan gli Usa e l'Arabia Saudita, con la collaborazione del Pakistan, fornirono appoggio e sostegno ai talebani e ad Osama bin Laden nella lotta contro il governo laico afghano e contro l'Urss. In Kosovo ed in Bosnia fu sempre la Cia ad equipaggiare le famigerate brigate islamiche, alle cui attività partecipò il vice di Osama, Al Zawahiri, che, come afferma Giulietto Chiesa su il manifesto di ieri, fece, qualche anno prima, un viaggio negli Usa per raccogliere fondi per la Jihad.

Il "vizietto" di intromettersi nelle vicende altrui, specialmente qualora si tratti di governi di paesi importanti o per la posizione strategica o perché produttori di importanti materie prime, alimentando i dissidi interni e puntando di volta in volta su islamici o laici, non sembra aver abbandonato gli Usa ed Israele, come dimostra quanto sta accadendo in Palestina ed i propositi di destabilizzazione dell'Iran. Visto, invece, che l'Italia aspira ed ha tutto l'interesse, come ricordava il presidente Prodi su Il Messaggero di sabato scorso, a rendere stabile l'area mediterranea e mediorientale, sarebbe bene trarre il dovuto insegnamento da eventuali errori commessi nel passato da altri governi nazionali. Ciò vuol dire marcare una differenza politica italiana rispetto agli Usa, più di quanto, ancora troppo timidamente, viene fatto oggi, coinvolgendo, ad esempio, nelle trattative e negli accordi relativi all'area mediorientale, anche quelle forze politiche, quali Hamas e Hezbollah, e quei paesi, come la Siria e l'Iran, cui viene attribuita, sbrigativamente e con finalità precise, l'etichetta di terrorista o di fanatico islamico.


*Coordinatore della Segreteria Nazionale del PdCI e Capogruppo alla Commissione Difesa della Camera

Comments: Posta un commento

<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?

Locations of visitors to this page