1.6.08

2 Giugno, una triste festa per la Repubblica

di Marco Sferini

Non c'è niente da festeggiare dell'oggi e, se gli episodi di queste settimane, intrisi di razzismo, intolleranza, xenofobia e odio, avranno la meglio sui princìpi democratici della nostra Costituzione, allora non ci sarà da festeggiare nulla neppure dopo e neppure per il ricordo, per una memoria che svanisce come neve al sole.
La desolazione, che si estende sopra i valori e i dettami di un patto sociale che sembrava consolidato, assume connotazioni sempre più vaste e abbraccia anche settori del progressismo, della sinistra. E' di ieri la notizia che ci dice di come il presidente del VII Municipio di Roma, Roberto Mastrantonio, un comunista del PdCI abbia messo mano alla linea della fermezza e fatto sgomberare anche lui alcuni gruppi di rom che vivevano in fatiscenti baracche in mezzo ad una non fitta boscaglia della capitale.
Non è bastato questo gesto, il compagno Mastrantonio si è anche vantato del tutto e ha parlato di "risanamento dell'area". Parole che sarebbero potute tranquillamente essere riversate nella cronaca di uno sgombero anti-rom messo in essere da Alemanno o da Cofferati (ormai la distinzione è pressochè invisibile, almeno in materia securitaria).

Proprio poche sere fa, un gruppo di universitari beveva qualche birra a Bologna, in piazza. L'ordinanza sindacale di cui a suo tempo abbiamo scritto, quella che vieta di consumare birre, alcolici in bottiglia per le vie di Bologna dopo le ore 22.00 è ancora in corso. E per questo i giorni sono stati multati e allontanati come se fossero dei pericolosi sovversivi, dei bivaccatori lì accampati per recare danno alla pubblica comunità. Invece sorseggiavano solo della birra e chiacchieravano.
Sempre alcuni giorni fa, il presidente Penati, sostenuto da una giunta provinciale in cui siedono Rifondazione Comunista e i Comunisti Italiani, ha dichiarato che non vuole più avere niente a che fare con partiti politici che abbiano nel loro simbolo la falce e il martello. Simboli del passato, di un passato brutto e oscuro secondo Penati.
Dimenticare la storia è una grave colpa e genera, molto spesso, solo ignoranza e stupidità. Accade anche a Roma, e in altre città d'Italia, come Imperia, che i sindaci lancino una vera e propria campagna pubblica di sostegno all'intitolazione al fucilatore di partigiani Giorgio Almirante di vie e piazze. Un grande italiano, ha detto Alemanno, interrotto solo dal dovere istituzionale di Fini che ha dovuto replicare ad un parlamentare del Partito democratico dicendo che le parole di Almirante sulle leggi razziali del 1938 erano "parole vergognose". Una dichiarazione di circostanza, che il deputato Fini avrebbe forse fatto con maggiore cautela, ma che il Presidente della Camera non può permettersi di limare fino a far riluciccare il Dna fascista che ancora circola nei pensieri, nelle parole e negli atti di chi ha odiato i comunisti sin da bambino perchè gli avevano impedito di entrare al cinema.
E poi, in mezzo a queste scene di un'Italia autoritaria e violenta, si inseriscono gli episodi del Pigneto, dell'aggressione degli universitari de "La Sapienza", di quella al noto ballerino Kledi Kadiu a cui gli ignoti signori che lo hanno malmenato hanno detto: "Ti rimandiamo in Albania presto", aggiungendo epiteti che si possono tranquillamente immaginare.
Ecco, questo è il clima politico, sociale e in-civile in cui viviamo oggi, apprestandoci a vivere un 2 Giugno che dovrebbe ricordarci quel 1946 quando, sconfitto il fascismo e la sua cultura della sopraffazione violenta verso chi era contrario idealmente, moralmente e praticamente, l'Italia diventava una Repubblica e metteva fuori dal suo territorio nazionale una famiglia dinastica che non aveva avuto nemmeno un centesimo del coraggio dei sovrani inglesi, rimasti nella loro capitale sotto le bombe della Luttwaffe.
Churchill passeggiava per le vie di Londra, dopo i bombardamenti, e la folla, stremata, lo applaudiva perchè sentiva comunque vicino a sè il governo, il primo ministro e i reali che non volevano abbandonare il loro popolo.
I Savoia, invece, come è noto, insiema a Badoglio presero la via del Sud liberato dalle truppe angloamericane e fecero della Puglia quel "governo del Re" che non fu capace di dare alcuna istruzione all'esercito e che causò l'eccidio di Cefalonia e mille altri episodi di vendetta nazista nei confronti degli italiani.
Oggi gli italiani si fregiano di svastiche, di croci celtiche e di altri simboli che si richiamano al nazionalsocialismo per dare un significato alla lotta contro il diverso: che sia migrante, omosessuale, comunista o che altro non importa, l'importante è avere un nemico da battere, da abbattare anzi...
Il razzismo è un fenomeno che si alimenta con il riflusso che promana dalle politiche di paura e di terrore che in questi mesi sono state create ad arte e ben gestite dai mass media e da tutte quelle forze politiche pronte a mettere all'angolo la sinistra comunista per dimostrare che la sola solidarietà possibile è quella che ci si può permettere dopo aver dato fuoco ad un campo rom o dopo aver picchiato gli studenti universitari o i migranti che gestiscono attività commerciali al Pigneto.
E suona ancora più beffarda l'alibi ideologico non richiesto di quel signore che ha guidato la spedizione di violenza al Pigneto: io sono di sinistra, ho il "Che" tatuato su un braccio. Peggio ancora. Vuol dire che siamo davanti ad un caso di sincretismo delle inculture, perchè di cultura qui proprio si fa fatica a parlare.
L'esasperazione sociale che deriverebbe dai borseggiatori si risolve con venti uomini armati di spranghe? Si risolve con la violenza e i pestaggi? Che uomo di sinistra è questo che imbraccia una spranga, sfascia un negozio e urla "bastardi" a persone che sono disagiate tanto quanto lui, perchè sono dei proletari come lui, dei borgatari romani, benchè bengalesi o indiani?
Purtroppo c'è una cesura profonda oggi tra i valori e i bisogni: anche chi si ritiene progressista, comunista, rischia di incappare in un moderno giorne dantesco della vendetta e della giustizia persole che nega in assoluto ogni rapporto di scambio culturale, di natura sociale o singola che sia, che quindi si frappone tra la buona volontà del migrante ad essere accettato e la altrettanto doverosa buona volontà dell'italiano di interagire con chi viene "dal di fuori".
Non c'è proprio niente da festeggiare il prossimo 2 Giugno. Ma se proprio volete festeggiare, andate a rileggere qualche passo del libro di Alcide Cervi "I miei sette figli". Lì c'è un esempio grande dell'umanità di cui è intrisa la nostra Costituzione, la nemica numero uno del trittico del potere: governo, Vaticano e Confindustria. Tutti insieme appassionatamente contro diritti sociali, diritti civili e laicità della Repubblica.

www.lanternerosse.it, 31 Maggio 2008

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