3.6.08

Lettere da una affinità estetica e affettiva

(tratto da il manifesto, 28 Maggio 2008)

Entrambi stranieri all'italiano, la scrittrice austriaca e il musicista tedesco lo scelsero come lingua del cuore nel rapporto che li unì per oltre vent'anni. Una anticipazione dalla loro corrispondenza, in uscita giovedì per la Edt con il titolo «Lettere da un'amicizia»

A Ingeborg Bachmann
Ischia, 7 luglio 1953
7 GIUGLIO SAN FRANCESCO
CASA CAPUANA
FORIO D'ISCHIA
(NAPOLI)
Cara ingeborg bachmann, certo è pericoloso essere favoriti dalla fortuna e ricevere troppo affetto, ma un po' di fortuna di quella che non gocciola dalle grondaie intellettuali e non va a finire in fauci intellettuali, un po' di gioia delicata e di amore, forse, su una terra molto fredda sconosciuta e incontaminata, piccoli miracoli di bellezza e purezza, non può essere che un bene per chi ha voglia di lavorare: ed è questo che il futuro deve darci, spero che mi capisca. se Lei immaginasse quanto sto bene qui! inoltre è accaduto come un miracolo, apollo calando dal sole si è stabilito in quella parte chiamata san francesco dal santo di assisi, in basso, al di sotto dei vigneti, tutto avvolto da raggi di colore azzurro scuro. antico sguardo ferino. il resto non conta, comincio a lavorare, come se fosse la prima volta. nulla è accaduto finora. perché non viene qui? se mi dice precisamente che idea si è fatta (anche riguardo la spesa) Le cerco qualcosa, così quando viene troverà tutto a posto. ma è meglio se viene prima così poi si mette a cercare da sola, il che è più bello, così,anche in questo caso, non avrà da ringraziare nessuno se non se stessa.
Suo hw. henze
A Hans Werner Henze
(minuta di lettera)
Klagenfurt, I novembre 1955
Klagenfurt
Henselstraße 16
il I novembre 1955
Caro Hans,
Questo pomerigio è arrivata la tua lettera, e mi tocca molto che è venuto ancora una volta un tempo il quale porta fuori la necessità della nostra amicizia o come si vuol chiamare questa stranezza. Penso che sento abbastanza bene il tuo buio - anche senza sapere i ragioni presenti, i detagli - e non sono meno importanti? Non è sempre lo stesso male che fa soffrire, nascosto o aperto?
Ma prima di darti coraggio, lasciami dire un'altra cosa, un po' in relazione col problema. In una tua letteratu scrivi che io non ho detto la piena verità sulla mia situazione; questo è vero, ma non parlo perché so che posso convincere questo stato meglio senza parlare. Non è una mancanza di fiducia. Tu capisci: abbiamo parlato raramente su di me in questi ultimi tempi, e era anche poco utile, poco necessario, perché abbiamo vissuto tu là e io là, era anche bene per trovare una base più libera. Però mi sento su questa base libera nonostante più vicino a te e pronta per che cosa sempre.
A Ingeborg Bachmann
Napoli, 30aprile - 2 maggio 1958
30 aprile 1958
Divina, gemma come dura pietra, proprio adesso è arrivato un cablo dal covent garden, dove dicono che mi vogliono vedere lì soltanto alla fine di giugno. il che mi fa anche piacere a causa del mio hölderlin, ma mi dispiace perché così lo changement d'air va a farsi benedire insieme ai sopramobili inglesi che pensavo di acquistare, i soldatini scozzesi appisolati sui cannoni, le pastorelle e i caprioli dipinti in terracotta, per i quali vado matto. e questo significa che tu ancora una volta dovrai prendere una decisione. sarebbe magnifico se tu salissi su un avion e spuntassi qui, sarebbe divino e fantastico e sarei contento da morire! troverai ad attenderti un delizioso appartement e un hans che verrà a prenderti alla stazione o all'aeroporto con una elegante 1100 dalla linea slanciata e la bella terrazza ecc. ecc. e noi ci divertiremo da morire. se ti sbrighi potresti addirittura beccare la compagnia stoppa-morelli che presenta «uno sguardo dal ponte» nell'adattamento di luchino. splendida ape regina, principessa dei piselli, sanguisuga argentata, strega della poesia, suvvia non dir di no, venire devi. che ne dici alla fine della settimana? oppure?
please make me happy!
at least for a week you must stay!
hans
A Hans Werner Henze
Uetikon am See, 4 gennaio 1963
4 - 1 - 63
Uetikon am See
Seestrasse, Schweiz
Tel: 740213
Caro, caro Hans, non pensare che facevo soltanto chiacchiere quando dicevo che volevo scriverti spesso - perché tante volte ho davvero iniziato, ho cercato di strappare dolorosamente al mio mutismo qualche parola, ma non ci sono riuscita. Oggi sono capace, perché ormai per me è certo che la vita degli ultimi anni è finita. Non so proprio da dove iniziare. Va avanti così già da quattro mesi, da quando mi trovo qui terribilmente sola e isolata da tutto e quelle poche volte che vedevo qualcuno per un'ora dovevo per giunta fare bella figura, ho dovuto fingere che non ci sia niente, soltanto un po di malattia. Ma non era vero, non era un po di malattia, ho dovuto andare alla clinica due mesi fa, perche ho provato di suicidarmi, ma non lo farò mai più, era una pazzia, e ti giuro che non lo faccio mai più. Poi c'è oltre ora questa operazione che anche era molto grave per me, più psichicamente, ma per questo anche più grave fisicamente. Adesso sono uscita dall'ospedale e sto sui miei piedi e comincio di sperare un po, non so esattamente che cosa, ma semplicemente spero che ci sia ancora qualcosa, lavoro, l'aria, mare, di tanto in tanto, più tardi, un po di allegria. (...)
Tutto è stato come una lunga lunga agonia, settimana per settimana, e non lo so proprio perché, non é gelosia, e tutt'un altra cosa; forse perché ho voluto veramente, tanti anni fa, fondare una cosa durabile, «normale», alle volte contro le mie possibilita di vivere, ho insistito sempre di nuovo anche se ho sentito di tanto in tanto che la trasformazione necessaria ferisce la mia legge o mio destino - non so come esprimerlo bene. Forse pure queste spiegazioni sono false - ma il fatto è che sono ferita a morte e che questa separazione è il piu grande fiasco della mia vita. Non posso imaginare una cosa più tremenda di questa che ho vissuta e che mi possessiona ancora oggi, anche se oggi comincio a dirmi che devo continuare, che devo pensare ad un futuro, ad un vita nuova. Ti scrivo tutto questo non solo per parlare con te, ma per farti capire che non è un capriccio se insisto tanto che tu venga per un giorno o due da qualche parte con me, che mi stia vicino - ne ho tanto bisogno. Lo so bene che per te adesso - con tanto lavoro e tante faccende importanti - è difficile fare un viaggio e so anche bene che preferiresti dieci volte di più fare altro e anch'io te lo consiglierei. E poi il tempo, l'inverno, certo non contribuiscono a rendere più allettante il viaggio per te. Ma ti prego, ti prego vieni con me e puoi essere certo che io non me ne starò seduta accanto a te con il broncio e durante il viaggio non sarò per te un peso, una pietra.
Devo fuggire via da qui, anche soltanto per qualche giorno, e vorrei tanto essere felice con te e godere di ogni metro di strada e di ogni luogo e di ogni cibo. E non conosco nessuno con il quale io posso farlo e vorrei poterlo fare, eccetto te. Sì Hans è ingiusto quello che chiedo, ma se esiste un cielo certamente ti ricompenserà. Degli amici nessuno sa ancora che ci lasciamo, attenderò ancora qualche giorno, finché Max a New York non si sarà liberato delle due faticose serate di gala, questa e la prossima settimana. Allora gli scriverò, che nemmeno per salvare le apparenze sono disposta a far durare oltre la cosa e poi non ce la faccio proprio più a continuare, perché tutto ciò mi tiene legata - ed io adesso ho urgente bisogno di muovermi liberamente. Per il momento non dire ancora niente a nessuno; aspetta un po' e sarò io stessa a dirlo, se è necessario, con un «no comment». Adesso io spero, spero, spero che non succede nessun imprevisto e tu venerdì presto potrai darmi una buona notizia. Vorrei tanto rivedere Napoli, è proprio infantile, ma lo vorrei tanto e immagino già tutto il viaggio, le stradine e l'autostrada, può darsi che io poi non resto - sivedrà - ma ritorno con te. Questo sarebbe già, non credi?, abbastanza ragionevole. Adesso faccio solo cose ragionevoli, mi riposo per bene, per essere in piena forma, e presentarmi a te nella condizione migliore, le carte stradali le so ancora leggere molto bene, anche se noi due il «sud» lo conosciamo a memoria.
Hans, ti prego!
Ti abbraccio
Tua Ingeborg
LUI Hans Werner Henze Compositore tedesco, orchestratore raffinato, marxista convinto, Hans Werner Henze - nato nel 1926 - è dotato di una parabola compositiva che dal neo-classicismo va fino al jazz. Allievo di Wolfgang Fortner, cominciò con l'utilizzare la tecnica dodecafonica per poi disertare gli obblighi dello strutturalismo e della atonalità, fino introdurre, per esempio, in «Boulevard Solitude», elementi del jazz e della canzone francese. Nel '76 ha fondato il Cantiere Internazionale d'Arte a Montepulciano, dove venne eseguita la sua opera per bambini «Pollicino». LEI Ingeborg Bachmann Poetessa e romanziera nata a Klagenfurt in Carinzia nel 1926, allieva del filosofo della scienza Victor Kraft, debuttò scrivendo per la radio ma si fece conoscere tramite il Gruppo '47, che la invitò per la prima volta nel 1953 . Fra le sue opere più riuscite e più note il romanzo «Malina» del 1971, prima parte di una trilogia concepita con il titolo «Cause di morte», la cui seconda e terza parte restò in forma di frammenti. Scrisse libretti per opere musicate da Henze, e gli ultimi racconti vennero raccolti sotto il titolo «Simultan». Morì per le conseguenze di un incendio scoppiato nella sua casa romana nel 1973.


Il libro: Frammenti di una comunione
di Luca Scarlini

La relazione intellettuale, amorosa, amicale tra Ingeborg Bachmann e Hans Werner Henze si svolse principalmente sullo sfondo dell'Italia, dove avevano vissuto dall'inizio degli anni '50, spesso insieme, poi separati, tornando periodicamente nei rispettivi paesi di origine, Austria e Germania, che amavano sempre meno, pur non mancando di impegnarvisi politicamente quando veniva loro richiesto. Numerose sono le lettere che si intrecciano tra varie destinazioni del mondo e che spesso adottano lingue diverse, anche all'interno della stessa lettera, passando dal tedesco nativo, al francese, all'inglese, ma soprattutto usando l'italiano, declinato secondo modi e forme del tutto personali.
Le Lettere da una amicizia vengono ora tradotte in italiano da Francesco Maione per la Edt (a cura di Hans Höller, pp. 312, euro 29.00) e tra queste pagine, oltre alle vicissitudini di una storia d'amore contrastata, tra proposte matrimoniali impossibili, dichiarazioni di amicizia eterna, complicate gestioni di appartamenti a Napoli, si svolge la cronistoria dei lavori che hanno unito Bachmann e Henze in una comunione anche estetica. La loro collaborazione ebbe inizio dopo un incontro, alla fine degli anni '40, a uno dei convegni che andavano segnando la rinascita postnazista del mondo culturale germanico. Henze si andava intanto sempre più affermando, prendeva forma il balletto tratto dall'Idiota di Dostoevskij, che avrebbe avuto la coreografia della russo-berlinese Tatiana Gsovsky, poi la musica per il radiodramma Le cicale e le magnifiche arie per orchestra dal titolo Nachststücken, vera e propria reinterpretazione radicale del genere «notturno».
Dalla scrittura dei libretti di Ingeborg Bachmann e della musica di Hans Werner Henze nacquero, tra l'altro, le due opere liriche ispirate a episodi capitali del Romanticismo tedesco, Il principe di Homburg e Il giovane Lord, tratte rispettivamente dal dramma di Heinrich von Kleist dedicato al dissidio insanabile tra vita e sogno e dalla fiaba sarcastica di Wilhelm Hauff, in cui uno scimmione educato da un misantropo a vivere tra gli uomini seduce e porta alla rovina la high society di un noioso luogo di provincia.
Ancora più emblematico della comune rivisitazione di un immaginario classico è il clamoroso balletto Undine, messo in scena da Frederick Ashton con Margot Fonteyn, in cui compare la protagonista della squisita favola ottocentesca di La Motte-Fouquè, da cui Bachmann trasse ispirazione anche per Ondina se ne va, dove racconta il destino di sconfitta della infelice sirena-bambina, sospesa nei suoi sogni, eppure risoluta a difendere la propria individualità. L'incipit è infatti quello di una invocazione che è anche una invettiva, strutturata in una scrittura da poema in prosa: «sono sott'acqua (...) E lassù passa uno che odia l'acqua e odia il verde e non capisce, non capirà mai. Come io non ho mai capito. Ormai muta, quasi sentendo ancora il richiamo. Vieni, una volta sola. Vieni!». E, ancora, dalla complicità del musicista e della scrittrice vengono fuori epiteti scherzosi, soprannomi, rimandi, come quello a Zerbinetta, il personaggio della Arianna a Nasso di Strauss evocato per la Bachmann, oppure giudizi poetici proiettati sul contesto musicale, come quello che Henze pronunciò riferendosi al romanzo Malina: «è la tua decima sinfonia di Mahler», disse alla sua compagna.

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