14.6.08

A lezione di capitalismo dal diavolo


Ingo Schulze, finalista del Grinzane, ci racconta il suo "Vite nuove", dalla Ddr all'illusione dell'ovest, nel segno di Goethe


Nell'immagine: Il protagonista del romanzo, Türmer, viene condotto nei segreti del capitalismo e del denaro ...

Tonino Bucci
Torino (nostro inviato)

Gennaio 1990, il Muro è caduto ma la Ddr formalmente esiste ancora. Un intero sistema sta crollando, quel che sarà del futuro nessuno sa prevederlo. L'unica certezza è che indietro non si torna. Ingo Schulze che ha fama d'essere uno degli scrittori tedeschi più talentuosi della scena contemporanea, ci racconta in Vite nuove (edito da Feltrinelli) una storia sprofondata nella provincia della Germania dell'est. Oggi si giocherà alla pari con lo spagnolo Bernardo Atxaga e Ljudmila Ulickaja il titolo di supervincitore del premio Grinzane (nella sezione degli italiani la terna è composta da Michele Mari, Elisabetta Rasy e Serena Vitale).
C'è persino chi nel lavoro di Schulze intravede la versione contemporanea del Bildungsroman per eccellenza, il Wilhelm Meister di Goethe. Classico, se vogliamo, è anche il genere epistolario che l'autore ha adottato. Il suo protagonista si chiama Enrico Türmer. Al momento del crollo della Ddr ha vent'anni. E' un talento letterario, ha scritto romanzi che per ora giacciono nel cassetto e ha lavora anche come drammaturgo per il teatro della sua città (una biografia che coincide con quella di Schulze). Ma con la fine del socialismo reale sente di doversi gettare a capofitto in una nuova vita. Fonda un giornale locale e mette in piedi una piccola redazione attorno a sé. E qui scopre il proprio alter ego, l'altra parte di sé, l'ambizione, la corsa al denaro e al successo. Come nel capolavoro di Goethe anche Türmer è protagonista di un itinerario di formazione - che poi sarà anche un processo di disillusione. Ma la conversione alla nuova vita ha un costo: deve rinunciare al talento letterario e alla poesia per poter entrare nel mondo del futuro. Sarà Clemens von Barrista, una sorta di figura mefistofelica, a condurlo nei segreti del capitalismo e del denaro facile. E' un vero e proprio patto col diavolo come nel Faust goethiano o nella versione faustiana di Thomas Mann. Il lettore entra nell'universo di Türmer attraverso il filtro delle lettere che indirizza alla sorella Vera - con la quale ha un rapporto incestuoso - all'amico Johann e a una donna dell'ovest, Nicoletta.

"Bildungsroman", così hanno definito il suo romanzo. Una sorta di "Wilhelm Meister" del nostro tempo. Il protagonista deve rinunciare al suo passato e al suo talento per formarsi nel nuovo mondo. Sembra il destino collettivo dei tedeschi dell'est. Qual è il risultato, si sono convertiti alla nuova religione del denaro o è prevalsa la disillusione?
La letteratura non deve spiegare, però può aiutarci a comprendere questo cambiamento del mondo. Türmer viene da un mondo in cui le parole coprivano i numeri e le cifre della realtà. Ma dopo il crollo del Muro va verso un mondo in cui i numeri coprono le parole. Lui capisce subito verso quale società si sta andando. Prima dell'89 conta la parola. Dopo l'89 contano le cifre e il denaro. Devo però precisare che il romanzo è ambientato nel '90 e allora così sembravano le cose. Oggi mi sono reso conto che anche l'ovest è basato sull'ideologia. Cioè su parole. Tra l'altro, il termine "tedesco dell'est" nasce solo dopo la caduta del Muro. Prima o ci si sentiva cittadini della Ddr o ci si nascondeva, non c'era un'ulteriore identità. Altro esempio. Per me essere cresciuto all'est ha significato non avere avuto per lungo tempo nozione di cosa fosse il denaro. E ancora oggi ho una visione dell'ovest diversa da chi ci è nato e cresciuto. Il romanzo finisce nel luglio del 1990. Ho intenzione di scrivere su come andrà avanti questa formazione. Türmer potrebbe rendersi conto del fallimento e mettere da parte il vincolo col diavolo. Ma potrebbe diventare lui stesso un diavolo ancora più malvagio…

Mefistofele fa la comparsa nel romanzo come un esperto delle tentazioni del capitalismo. Anche lui come l'omonimo diavolo nel "Faust" di Goethe, alla fine ha un ruolo positivo? Vuole il male e fa il bene?
I ruoli sono interscambiabili. Mi hanno criticato per avere mostrato il diavolo in una luce troppo positiva. Ma io non ho fatto altro che mettergli in bocca le parole dei politici e dei governi. Ci parlano di crescita, di concorrenza ma nessuno mette più in discussione le versioni ufficiali. La mia generazione ha vissuto gli anni precedenti all'89, avevamo imparato a usare la critica, non solo verso lo Stato della Ddr ma anche nei nostri stessi confronti.

Altro motivo faustiano è l'opposizione tra arte e vita. Come l'hanno risolta oggi questa contraddizione gli intellettuali della ex-Ddr nella società capitalistica?
Molti hanno vissuto il passaggio come una perdita. Io stesso lavoravo in un teatro e nella Ddr il teatro era un'istituzione centrale. Aveva un impatto sulla società. Bisognava avere cura che un determinata piéce potesse essere messa in scena e in un certo modo, ma c'era una relativa libertà al di fuori delle chiese. I teatri erano importanti per i movimenti di opposizione. Poi dopo la caduta del Muro sono finiti. Per molti è stato difficile trovare un'esistenza borghese, diventare cittadini. Prima era tutto facile, pagare l'affitto, mangiare… Se facevi l'attore guadagnavi come un medico o un insegnante o un operaio specializzato. Dopo l'89 molti non hanno saputo più come vivere e sbarcare il lunario. Hanno smarrito i fondamenti esistenziali. Chiudevano i teatri, si smetteva di leggere libri, gli insegnanti venivano sbattuti fuori dalle scuole. Io sono contento che sia crollato il Muro, ho dato anche il mio contributo perché accadesse. Ma ad essere onesti il problema, oggi, è che anche l'ovest si sta smarrendo. Ha perso capacità di critica.

Qual è il nuovo occidente che si annuncia?
E' quello che dobbiamo capire. Cosa succede all'ovest dopo che è scomparso tutto il blocco orientale? Nella politica mondiale c'è l'egemonia degli Usa. Gli Stati nazionali hanno privatizzato tutte le sfere della vita e l'economia trionfa su tutto. Questo processo minaccia la democrazia, la svuota. La sfera politica ha sempre meno spazio. Non è importante quale partito governa. E' più urgente capire quali sono le aziende dominanti. Nessuno parla delle responsabilità dell'impresa nei confronti della società. L'unica legge delle aziende è guadagnare sempre di più e nel minore tempo possibile. Il mio protagonista è un imprenditore. Dobbiamo studiare di più l'economia, quel che succede nel mondo del lavoro e come viene guadagnato il denaro. Anche la letteratura deve occuparsene. C'è una barzelletta. Prima dell'89 potevi dire tutto sul tuo capo sul posto di lavoro ma non potevi dire una parola sul segretario generale del partito. Oggi puoi scherzare come vuoi sul Cancelliere ma non puoi azzardarti a dire nulla sul tuo capo in azienda. E' una limitazione della libertà di parola.

Dopo il crollo dell'est anche all'ovest siamo diventati meno capaci di criticare il potere?
Certo. Il silenzio della sinistra è un problema. Da noi in Germania dove pure la Linke è entrata in parlamento anche all'ovest, esistono disuguaglianze intollerabili. Ad esempio, c'è una sanità privata di serie A e una sanità pubblica di serie B. Mi vergogno d'avere un'assicurazione privata mentre mia moglie non ce l'ha.

(tratto da Liberazione, 14/06/2008)

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